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//Fiano di Avellino DOCG 2010 Pietracupa di Sabino Loffredo

Fiano di Avellino DOCG 2010 Pietracupa di Sabino Loffredo

FIANO DI AVELLINO DOCG 2010
PIETRACUPA DI SABINO LOFFREDO

Vini di territorio, di “terroir”, vini dell’anima……dell’uomo.


Vino Fiano di Avellino DOCG 2010 Pietracupa di Sabino Loffredo

Vino Fiano di Avellino DOCG 2010 Pietracupa di Sabino Loffredo

L’assassino torna sempre sul luogo del delitto ed in questo caso il “crimine” si è compiuto, come frequentemente avviene, in quello che considero uno dei miei luoghi dell’anima: la collina di Montefredane, in Irpinia.

Sabino Loffredo, del quale ho parlato più volte, è persona interessante di suo, ma enologicamente ha dell’INCREDIBILE.

Il 2010 è stato millesimo eccellente, sia per il Greco che per il Fiano. I suoi sono stati magnificati, con pieno merito, da tutte le guide di settore ed io questa mattina, nel settore della mia cantina a lui dedicato, ho “trovato” l’ultima bottiglia di Fiano 2010, già da me recensito nel 2016 e che oggi, volendomi “premiare” per meriti solo a me noti, degusto nuovamente per godere di un calice “comme il faut”.

Per i “new entry” della mia affollatissima wine mailing list, le uve vengono dai vigneti attorno all’azienda (quelle del Greco invece da Santa Paolina) e, ca va sans dire, conoscono solo acciaio inox.

Sempre colpito dalla raffinatezza, nella sua semplicità, delle etichette di questo produttore, incido una capsula come si deve ed estraggo con facilità un tappo bagnato per metà ed odoroso di polvere da sparo e zest di lime.

Con emozione immutata verso nel bevante uno splendido oro verde, di rara luminosità, di cui valuto, inclinandolo delicatamente, peso importante, con film cremoso, interrotto da archetti strettissimi e lacrime di opulenza partenopea. Buon inizio, caro Sabino, grazie.

Avvicino il bicchiere “fermo” per gli aromi più volatili che esordiscono con fiori di camomilla, confettura di limone e mandorla amara.

Prime delicate rotazioni a definire le seguenti famiglie: minerale, floreale e fruttato evoluti, speziato.

Altre rotazioni a spalancare la porta ad un naso in progressione, che già si preannuncia ampio: fiori di verbena e ginestra appassiti, zest di lime, limone, cedro e pompelmo giallo, miele  di arancio, zagara, anice, pepe bianco, radice di zenzero, pigna secca, pinolo tostato, legno di cedro, il tutto avvolto da un setoso e morbido mantello squisitamente minerale, nel quale si alternano, pierre a fusil, conchiglie frantumate, alghe, acqua di mare, alici.

Naso monumentale che mi procura autentica commozione.

Il primo sorso cattura, ammaliante, l’intera bocca: il vino è secco, con giusta sensazione pseudo calorica (13°) ed una morbidezza, non me ne vogliano le signore che leggono, o magari anche si, che fa pensare a frutti morbidissimi, ostriche se volete o altri nascosti e segreti. Equilibrio quasi compiuto, ma ancora leggerissimamente sbilanciato su “durezze” che vedono una sapidità fantastica farsi garbatamente supportare da una freschezza che induce ancora succosa salivazione agrumata.

Altro sorso ad indagare, prima e dopo la deglutizione, il “sapore” di questo fantastico fiano: confetture di agrumi gialli, curiosissimo passion fruit, zenzero, pepe bianco, anice, frutta secca, nocciola e mandorla su tutto, chiusura lunghissima minerale, marina e segnata, nel finale, da miele amaro, ananas maturo e sciroppato.

Non ci sono parole adeguate, questo fiano è STELLARE.

E’ un vino che può camminare da solo, ma anche con adeguato food:

  •  antipasti – carpacci di pescato, soprattutto se affumicati; tartare, sempre di pescato, in particolare tonno rosso, il tutto “annaffiato” con la Coratina del mio amico Savino dell’Antico Frantoio Muraglia; ostriche e/o tartufi di mare, insalata di ovoli o porcini crudi prezzemolate e nevicate da scaglie di Parmigiano;
  • primi piatti – linguine “a vongole” adeguatamente agliate e prezzemolate, bigoli in salsa, spaghettoni di Gragnano con la colatura di alici di Cetara, risotto con il tartufo, tagliatelle con i porcini freschi, tagliolini verdi con il tartufo dell’amico Simone dell’Osteria alla Pasina, paccheri di Gragnano con ragout bianco di coniglio e porcini;
  • secondi piatti – rombo chiodato al forno con capperi, olive Taggiasche e pomodorini, volpina, sempre al forno, con patate e castraure, elaborati dall’amico Tiziano, Chef del Ristorante Casa Fortuna, coniglio all’ischitana, sella di coniglio ai porcini.

Il bicchiere vuoto, con la sua anima, parla di foglia di tabacco in essiccamento, scorzette di limone candite, olive infornate, polvere di zenzero.

APRI IMMAGINE: Vino Fiano di Avellino DOCG 2010 Pietracupa
2018-07-24T15:31:56+01:00

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