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//Fiano di Avellino DOCG Vigna della Congregazione 2009 Villa Diamante Montefredane

Fiano di Avellino DOCG Vigna della Congregazione 2009 Villa Diamante Montefredane

FIANO DI AVELLINO DOCG
VIGNA DELLA CONGREGAZIONE 2009
VILLA DIAMANTE MONTEFREDANE (AV)

Vini di territorio, di “terroir”, vini dell’anima……dell’uomo.


Vino Fiano di Avellino DOCG Vigna della Congregazione 2009 Villa Diamante Montefredane

Vino Fiano di Avellino DOCG Vigna della Congregazione 2009 Villa Diamante Montefredane

E’ passato un po’ di tempo dall’ultima degustazione di Fiano di Avellino ed ancor di più da quella di un Vigna della Congregazione, splendido lavoro di Antoine Gaita, il cui ricordo mi riempie, ancora oggi, di profonda malinconia mista alla gratitudine per il piacevolissimo tempo che questo incredibile vigneron mi dedicò nell’estate del 2013.

Il suo Fiano è sempre stato, rispetto a quelli dei suoi illustri “vicini” (Sabino Loffredo di Pietracupa e Raffaele Troisi di Traerte), quello più “borgognone” (anche nella scelta della bottiglia).

La collina di Montefredane è sempre stata un autentico Grand Cru, per la composizione di suolo e sottosuolo (polvere lavica in superficie e pietre più in profondità), per l’altitudine, per le pendenze, per l’esposizione, per il microclima, fresco d’estate, con importanti escursioni termiche giorno notte e freddo d’inverno, con frequenti nevicate.

Ed ora facciamo parlare Antoine, attraverso il suo Fiano 2009 (6.800 bottiglie), del quale mi disse “è un millesimo che promette bene”.

Incisa la capsula (come si deve) estraggo un tappo bagnato fino a metà, deliziosamente odoroso di castagne del prete (affumicate) e scorza di pompelmo giallo candita.

Quello che cade nel bevante, tra il chiacchieroso ed il borbottante, è oro verde luminosissimo, di medio peso, aggrappato alle pareti per almeno 20 secondi, trascorsi i quali spezza il “film” con archetti non troppo stretti e cicciose lacrime alcoliche (13,5°).

Primo naso a bicchiere fermo: fiori di tiglio, miele, agrumato/tropicale e pierre a fusil.

Prime rotazioni a godere dello “splendore” cromatico di questo vino, con famiglie di aromi dominate dalla mineralità, dalla frutta secca, da un floreale fruttato evoluto, dalle spezie dolci.

Altre rotazioni e le parole di Antoine, di fronte alla mia meraviglia, tornano alla memoria: “per trovare cose buone ce le devi mettere, lavorando bene in vigna, rispettando i grappoli che la vendemmia ti regala, lavorando pochissimo, ma con grande cura, in cantina”: fiori di tiglio e ginestra in appassimento, marmellata di arance amare, di limone, di cedro, ananas sciroppato, curry, zafferano, miele amaro, cenere, castagne del prete (affumicate), polvere da sparo, scatola di fiammiferi. Naso sontuoso, più simile ad un Meursault che ad un Montrachet.

Il primo sorso è secco, di buona ma non eccessiva sensazione pseudo calorica, nonostante i 13,5° di alcol, di morbidezza vellutato setosa, con buon equilibrio, che ringrazia una freschezza (acidità) che ancora spreme fluida salivazione agrumata ed una sapidità che mi porta al mare, alla sabbia bagnata, alla salsedine, alle alghe, alle conchiglie frantumate, alle alici fresche, al succo di un’ostrica. FANTASTICO…….

Altro sorso, che trattengo in bocca, muovendolo tra lingua e palato, facendolo scorrere sulle gengive, godendone la perfezione, memorizzando tutto ciò che, prima e soprattutto dopo le deglutizione, mi racconta attraverso i suoi sapori: zest di agrume giallo candito, polpa di cedro e di pompelmo giallo, ananas maturo, curry, zafferano, curcuma, castagna affumicata, frutta secca (nocciola in particolare), croccante alle mandorle, pandoro, rosmarino secco, timo, a chiudere lunghissimo con soffi (dalla gola) mielati amari, di idrocarburi e sulfurei.

Bevetelo da solo, se lo trovate (stante il millesimo datato e le poche bottiglie prodotte), ma soprattutto con il “giusto food”:

  •  antipasti – insalata di ovuli o porcini freschi, giustamente prezzemolata ed impreziosita da scaglie di parmigiano, generosa “impepata nera” e schizzi di Coratina in purezza del mio amico Savino Muraglia, ostriche, si, non sto scherzando, proprio ostriche tal quali, sgombro affumicato sucrostoni imburrati, oppure con scaglie di bottarga di muggine, petto d’oca affumicato;
  • primi piatti – una “carbonara” come si deve, riso Carnaroli di Baraggia con bisque di scampi e zafferano oppure al tartufo nero, linguine ai ricci di mare, spaghetti alla chitarra con polvere di bottarga, bigoli in salsa;
  • secondi piatti – tagliata di tonno rosso o di ricciola, volpina al forno con castraure e patate, rombo chiodato al forno con capperi, olive e pomodorini, coniglio all’ischitana, petto d’anatra ai porcini.

Nel bicchiere vuoto “anima” di corteccia, pigna secca, marmellata di arance amare, foglia di tabacco in appassimento.

APRI IMMAGINE: Vino Fiano di Avellino DOCG Vigna della Congregazione 2009
2018-06-04T15:53:52+01:00

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