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//Friuli Isonzo DOC Malvasia Istriana Dis Cumieris 2013 Vie di Romans

Friuli Isonzo DOC Malvasia Istriana Dis Cumieris 2013 Vie di Romans

FRIULI ISONZO DOC
MALVASIA ISTRIANA DIS CUMIERIS 2013
VIE DI ROMANS

Vini di territorio, di “terroir”, vini dell’anima……dell’uomo.


Vino Friuli Isonzo DOC Malvasia Istriana Dis Cumieris 2013 Vie di Romans

Vino Friuli Isonzo DOC Malvasia Istriana Dis Cumieris 2013 Vie di Romans

Quando si parla di Friuli Venezia Giulia enologico, l’attenzione massima è sempre rivolta alle DOC Collio e Friuli Colli Orientali, sicuramente comprensibile in ragione del fatto che i vini più conosciuti vengono da questi territori.

Non per essere volutamente contro corrente, ma due dei vigneron che più apprezzo operano invece in una DOC meno “blasonata”, Friuli Isonzo ed i produttori in argomento sono Alvaro Pecorari (Lis Neris) e Gianfranco Gallo (Vie di Romans).

Prima di parlare della referenza in degustazione vorrei ricordare che la valle dell’Isonzo, fermo restando il substrato roccioso originatosi dalle rocce sedimentarie lasciate scoperte dal mare, che nel periodo terziario ricopriva buona parte della regione, è stata scavata dalle glaciazioni del quaternario, con le acque di scioglimento dei ghiacciai a disegnarne il profilo attuale. L’azione disgregante degli agenti atmosferici ha creato, in superficie, una strato di argilla rossastra, perché ricca di ossidi di ferro ed altri minerali. I ciotoli superficiali  (claps), incamerano calore durante il giorno, restituendolo di notte, a beneficio della maturità delle uve. I venti che arrivano da nord est creano escursioni termiche che favoriscono lo sviluppo degli aromi e proteggono l’acidità delle uve.

Credo che il quadro sia sufficientemente chiaro, per cui possiamo passare alla Malvasia Istriana di Gianfranco Gallo. Dis Cumieris è il vigneto, con circa 6.000 ceppi/ha di età media pari ad una decina d’anni. Le uve, con rese “imbarazzanti” (meno di ½ Kg per ceppo)  vengono diraspate e sottoposte a macerazione pellicolare prefermentativa a 8°, successiva fermentazione alcolica, nessuna malolattica, affinamento sulle fecce fini per 6 mesi, ai quali si sommano, dopo l’imbottigliamento, ulteriori 10 mesi in vetro.

La bottiglia è una borgognona importante, con capsula come si deve e tappo di normali dimensioni, che si estrae facile, odoroso di cenere e frutta secca.

Il vino, nel bevante, si presenta paglierino scarico con lampi verdi molto vivaci, il peso è medio, con film che risale le pareti, spezzandosi in archetti non troppo stretti e lacrime alcoliche  “boterizzanti” (14°).

A bicchiere fermo il naso è una esplosione minerale leggermente speziata.

Prime rotazioni a definire famiglie floreali, fruttate, minerali e speziate.

Altre rotazioni per un vino ancora un po’ chiuso, che si apre timidamente a: fiori di camomilla e ginestra, albicocca e pesca gialla, zest di cedro, siepe di bosso, leggeri fumé e pierre a fusil, radice di zenzero. Naso non di travolgente complessità (quella istriana è l’unica della famiglia delle Malvasie sostanzialmente neutra), ma di deliziosa finezza, pennellate aromatiche, nessuna ostentazione.

Il vino entra in bocca con importante presa alcolica e vellutata morbidezza, in buon equilibrio non tanto con la freschezza (acidità), pur esistente e con piacevole salivazione, quanto con una sapidità molto importante.

Altro sorso ad indagare i sapori di un vino che si muove in bocca da “padrone”, con particolare riferimento ad alcol, glicerina e minerali, offrendo, prima e dopo la deglutizione, frutta secca, albicocca e pesca disidratate, scorza di agrumi gialli, spezie, bastoncino di liquirizia e “sale”, nell’acqua di mare, nelle alghe, nelle conchiglie, a chiudere piuttosto lungo con cenni di mandorla amara.

Bocca pulitissima e gustosa.

Gli abbinamenti, per questa Malvasia Istriana ancora giovane (l’arco di consumo suggerito dal produttore va da un minimo di 10 a 20 anni), saranno di buon profilo, con particolare riferimento a funghi, pescato, carni bianche e rosa elaborate:

  •  antipasti – insalata di porcini freschi, generosamente pepata, prezzemolata e con scaglie di parmigiano, petto d’oca affumicato con riccioli di burro, “masanete” agliate e prezzemolate, alici e sardoni fritti, sgombro affumicato;
  • primi piatti – linguine a vongole oppure allo scoglio, tagliatelle di grano duro con porcini, risotto con radicchio di TV tardivo IGP, paccheri di Gragnano con ragout di coniglio e porcini;
  • secondi piatti – pesci importanti (rombo, dentice, volpina) al forno con capperi, olive e pomodorini oppure con patate e castraure, coniglio all’ischitana, trancio di ricciola o di spada grigliato.

Anche l’anima, nel bicchiere vuoto, parla di gioventù, nei soffi di tabacco dolce da pipa, frutta secca e castagna arrostita.    

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2018-10-17T08:09:30+01:00

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