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//Greco di Tufo DOCG Vigna Cicogna 2013 Benito Ferrara San Paolo

Greco di Tufo DOCG Vigna Cicogna 2013 Benito Ferrara San Paolo

GRECO DI TUFO DOCG
VIGNA CICOGNA 2013
BENITO FERRARA SAN PAOLO

Vini di territorio, di “terroir”, vini dell’anima……dell’uomo.


Vino Greco di Tufo docg 2013 Benito Ferrara San Poalo

Vino Greco di Tufo docg 2013 Benito Ferrara San Poalo

Ognuno ha i suoi “luoghi dell’anima”. I miei, per ragioni che ancora non mi sono note, sono a volte coperti da splendidi vigneti e/o uliveti. Alcuni di questi sono in Campania, regione che mi ha gioiosamente adottato da alcuni decenni. Chi mi legge (povero voi) mi ha sentito frequentemente citare Montefredane, Torrecuso e, più raramente, San Paolo. Sono, a mio modestissimo avviso, autentici Cru per il Fiano (Montefredane), l’Aglianico (Torrecuso), il Greco (San Paolo).

La collina di San Paolo, che ho visitato nuovamente durante le recenti vacanze, è un luogo incantevole, stupendamente esposto al sole, con vigneti che sembrano disegnati da un architetto, ma, ciò che non si vede, è la parte forse più preziosa da un punto di vista enologico. Sto parlando di un sottosuolo pregno di zolfo, una volta alla base di una importante attività estrattiva, da tempo interrotta perché non conveniente. In alcuni tratti, ad esempio sulle rive del fiume Sabato, lo stesso zolfo affiora spontaneamente dal terreno, con ciottoli di un giallo molto vivace, che odorano di pietra focaia.

Benito Ferrara, piccolo vigneron di San Paolo, produce un Greco base, molto buono, al quale si somma, purtroppo in poche bottiglie, il Vigna Cicogna, Cru aziendale.

Ed ora, dopo quello che la mia amica Silvia direbbe un “pippone insopportabile”, facciamo parlare il vino.

Capsula bluette, come si deve (non di plastica) e tappo di normale dimensione, estratto facilmente e odoroso di zest di limone e pietra focaia.

Luminosissimo oro verde quello che cade nel bevante, di buon peso, aggrappato alla pareti con un film quasi cremoso, che spezza dopo parecchi secondi, con archetti molto stretti e lacrime alcoliche cicciose (13,5°).

Prima “nasata” a bicchiere fermo, per percepire la componente più volatile degli aromi, ed incontenibile emozione per note vegetali essicate (mallo di noce), agrume amaro e sbuffi minerali.

Prime rotazioni, ad individuare le famiglie di aromi, godendo, in questa giornata climaticamente incerta, dello splendido sole che abita il bicchiere: floreale e fruttato evoluti, importante mineralità e soffi speziati.

Altre rotazioni ad aprire uno scrigno che chiede solo di essere spalancato: pepe bianco, anice, fienagione, ginestra appassita, corteccia, zest di agrume, tra il disidratato ed il candito, che dice cedro e limone amalfitani, lime; a seguire chips di mela disidratata, fiori di verbena appassiti, pesca bianca frullata, timo e rosmarino appassiti.

Naso a dir poco emozionante, di rara pulizia, incredibilmente fine ed elegante, che ancora ostenta tracce di gioventù.

L’ingresso in bocca conferma inequivocabilmente i margini evolutivi appena intuiti, le durezze sono ancora dominanti, pur in un quadro di assoluta godibilità: il vino scorre si vellutato, quasi cremoso, ma con “guinzaglio” costituito da una succosissima acidità, che spreme abbondante e fluida salivazione, alla quale si somma una “giornata al mare” nella sapidità/mineralità.

Altro sorso a cercare i “sapori”, senza patemi in merito alla “coerenza” così cara ai sommelier (lo sono anch’io). La bocca si riempie di agrumi, più di scorza che di polpa, che hanno nel cedro, nel limone, nel pompelmo giallo, gli autentici protagonisti. Pesca bianca in maturazione, pepe bianco, zenzero, soffi “aniciosi”, erbe aromatiche e tanto, godibilissimo, sale: alle erbe aromatiche, alle scorzette di agrumi, alghe secche, alici crude, polpa di granchio, a chiudere molto lungo con marcati cenni di pietra focaia.

Fantastico ed è dire poco.

L’asse fresco sapido induce a cercare nella grassezza, nella tendenza dolce, le cifre distintive di una pietanza che, tuttavia, non può non tenere conto della ricchezza di estratti di questo ottimo Greco, quindi serve anche un po’ di struttura:

  •  antipasti – carpaccio di pescato affumicato, servito tal quale, oppure con pepe ed alcune gocce di limone, scampi crudi appena marinati (con succo d’arancia), panzerotti fritti (farciti di ricotta, mortadella e pepe nero), olive all’ascolana;
  • primi piatti – linguine “a vongole veraci” o con le zucchine fritte, vermicelli allo scoglio, al granchio, paccheri con gamberoni e zucchine, al ragout bianco di coniglio oppure di anitra, risotto con il pastin o con la luganega;
  • secondi piatti – meglio il forno per una orata in crosta di patate, un trancio di spada con capperi/olive/pomodorini confit, fritto di “paranza”, costolette di agnello panate e fritte, gamberoni grigliati dopo averli vestiti con una camiciola di lardo.

Anima, nel bicchiere vuoto, con foglia di tabacco in appassimento, fieno, zenzero e zest di cedro candito.

APRI IMMAGINE: Vino Greco di Tufu docg – Benito Ferrara San Paolo
2023-11-13T16:05:09+01:00

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