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//Marca Trevigiana IGT Rosato Tenuta Santomè Biancade (TV)

Marca Trevigiana IGT Rosato Tenuta Santomè Biancade (TV)

MARCA TREVIGIANA IGT
ROSATO TENUTA SANTOME’  
BIANCADE (TV)

Vini di territorio, di “terroir”, vini dell’anima……dell’uomo.


Vino Marca Trevigiana IGT Rosato Tenuta Santomè Biancade (TV)

Vino Marca Trevigiana IGT Rosato Tenuta Santomè Biancade (TV)

Giorni fa, a cena in un ristorante specializzato nella carne alla griglia, mi trovai a desiderare, per alcune salsicce deliziosamente grasse, un rosato, servito a 10-12° di temperatura. La carta vini non ne prevedeva alcuno, con mio sincero stupore, e, alla richiesta di spiegazioni, il ristoratore mi rispose simpaticamente che non li amava, perché li considerava un “coitus interruptus”.

Ora, non avendo io esperienza di questa modalità amorosa, considerandola limitante per entrambi i partner, non ho potuto che dare una connotazione negativa alla risposta fornitami.

Chi mi conosce sa che degusto rosati da almeno una ventina d’anni, godendone sempre, ovviamente dopo una accurata scelta. Vitigni come aglianico,negroamaro, montepulciano d’Abruzzo, raboso Piave, lagrein, ecc. si prestano a questa pratica vinicola. Ricordo ancora quando, nel 2003, con il millesimo 2002, Libero Rillo, grandissimo vigneron di Torrecuso (BN), con la sua Fontanavecchia, vinse con l’aglianico rosato l’Oscar della categoria. Inutile dirvi che fu l’inizio di una felice “frequentazione” con il produttore.

I rosati fermi coprono il 10% del mercato di riferimento (vini fermi), in Provenza la larga maggioranza dei vini serviti sono rosati, le “bolle” rosé ottenute da una cuvee che veda la presenza percentuale o totale del Pinot Noir sono richiestissime, i francesi dicono che un rosé si beve prima con gli occhi e solo dopo con la bocca.

Queste parole sono acqua fresca, la maggior parte degli addetti ai lavori guarda sempre con sospetto questi vini. Che peccato………….io li adoro e li chiamo “i rossi dell’estate”, pur degustandoli tutto l’anno.

Quello che valuto oggi è un tentativo, la “creatura” degli amici William ed Alan Spinazzè (con la collaborazione di Marzio Pol che non necessita presentazioni). Le uve utilizzate, non specificate sulla bottiglia(consiglio di precisarle come pure il millesimo), dovrebbero essere Cabernet Sauvignon, Merlot e Sirah.

Tappo a vite, che condivido, come segno di una beva che non va attesa, per un vino che cade nel bevante con leggero borbottio, impronta cromatica splendidamente provenzale nelle note di buccia di cipolla ramata, rosa rosa e rame lucidato. Chapeau per la luminosità e pulizia cromatica……..

Muovo appena il vino per verificarne la consistenza, che si esprime con un film ramato che risale le pareti e, dopo alcuni secondi, si spezza in archetti strettissimi e lacrime di buona opulenza, nonostante un alcol dichiarato di soli 12,5°.

La curiosità aumenta……. 

La prima “nasata”, a bicchiere fermo, è di indiscutibile franchezza, nelle note di rosa rosa e piccoli frutti rossi in cerca di maturazione.

Alcune rotazioniche eseguo per routine, sapendo che la complessità non va certo ricercata in un rosato, che ha come caratteristica principale l’immediatezza e la facilità di racconto enologico: profumi primari (del vitigno) e secondari (prefermentativi e fermentativi), come è giusto che sia, sempre all’insegna di una didattica pulizia.

Soffi floreali di rose e viole, fresche, appena raccolte e, dietro una nota appena vinosa, ribes bianco e rosso, ciliegia, lampone, succosi e giustamente aciduli, con un lievissimo mantello che richiama il carcadè, il confetto rosa, la caramella ai frutti di bosco, ed una nota, appena accennata, di terra e corteccia fresca.

Piacere, facilità di lettura, giusta interpretazione della funzione di un rosato, nessuna forzatura, nessuna ricerca di ciò che non ci deve essere.

Il vino entra in bocca sorprendentemente morbido, giustamente secco, con cenni di tannicità ed una proverbiale acidità fruttata, che si vale, a supporto, di una interessante sapidità. L’equilibrio è già soddisfacente e così deve essere, non essendo ricercata una evoluzione degna di nota.

Altro sorsoed altro puro godimento, con il vino che si muove tra lingua e palato carezzevole, setoso, chiedendo altri sorsi e, dopo la deglutizione, consegna, beneficiando della temperatura corporea alla quale è stato sottoposto, tutto il suo rispettabilissimo “corredo” di sapori: petali di rosa rosa e violette, ciliegia “chiara” succosa e carnosa, lampone, gelatina di ribes rosso, tisana ai frutti rossi, con chiusura lunga e leggermente confettosa.

Fine, elegante, di beva raffinata, giusto per sintetizzare.

Abbinamenti? E come, no?

  •  antipasticarpacci di pescato importante, quale tonno rosso, ricciola, salmone selvaggio, tartare di carne rossa, olive “ascolane” fritte, sarde in “saor”, crostoni con baccalà mantecato, petto d’oca affumicato, “caprese” come si deve;
  • primi piattipaccheri di Gragnano con ragout di coniglio e porcini, bigoli con ragout di anitra, risotto con il baccalà oppure con la salsiccia, con il pastin, spaghetti “sciuè sciuè” (a Capri con pomodorini, aglio e basilico);
  • secondi piattitutti i pesci al forno con capperi, olive e pomodorini, fritto di “paranza”, molluschi grigliati, con particolare preferenza per le seppioline ed i piccoli calamari, “parmigiana di melanzane” come se piovesse, baccalà alla “cappuccina” o alla “vicentina”.

Ed il bicchiere vuoto?

L’anima è soprendente, nelle note di tabacco dolce, confettura di lampone e bastoncino di liquirizia.  

APRI IMMAGINE: Rosato Tenuta Santomè Biancade
2019-04-08T10:17:53+01:00

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