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//Trentino DOC Chardonnay Maso Toresella 2014 Cavit

Trentino DOC Chardonnay Maso Toresella 2014 Cavit

TRENTINO DOC
CHARDONNAY MASO TORESELLA 2014
CAVIT

Vini di territorio, di “terroir”, vini dell’anima……dell’uomo.


Vino Trentino DOC Chardonnay Maso Toresella 2014 Cavit

Vino Trentino DOC Chardonnay Maso Toresella 2014 Cavit

Le realtà cooperative, in viticoltura, a mio avviso offrono il meglio in Trentino Alto Adige.

Un terroir particolarmente vocato, una tradizione viticola secolare interpretata da tanti piccoli vigneron, la collaborazione con importanti Scuole Enologiche (Istituto Agrario di San Michele all’Adige), la perfezione stilistica di alcuni tra i migliori enologi italiani, consentono di produrre vini assolutamente indiscutibili.

Questo Chardonnay nasce dal lavoro di Cavit e dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige, le uve vengono da uno splendido vigneto sulle rive del lago di Toblino, presso il Maso Toresella.

Recensire Chardonnay fermo, soprattutto se vinificato in barrique, è per me una sorta di atto riparatore, conseguente al senso di colpa che vivo per aver ridotto fortemente la mia consuetudine con questo vitigno, che io chiamo la “Regina”. Motivo di questo tradimento, in atto ormai da alcuni anni, è la considerazione che ho per un vitigno che, pur completamente diverso, ha un utilizzo in abbinamento altrettanto soddisfacente, se non più soddisfacente: il Fiano di Avellino.

Ma, dopo tante chiacchiere, è ora di far parlare il vino.

La bottiglia è quella “vecchia”, che francamente preferivo, una bordolese importante, ora sostituita da un altro formato, borgognone.

La capsula è come si deve e si incide facile, il tappo offre piacevoli sentori di vaniglia e mais tostato.

Il vino, di buona consistenza, cade nel bevante con rumore sordo, paglierino luminosissimo con lampi dorati.

La prima nasata, a bicchiere fermo, parla del legno in cui questo Chardonnay è stato vinificato, vaniglia e burro (diacetile della malolattica).

Con rotazioni garbateprovo ad aprire uno scrigno ancora un po’ ingessato dalla temperatura di servizio troppo bassa (8-10°), definendo con qualche difficoltà le prime famiglie olfattive: spezie, fiori secchi, frutta tropicale.

Altre rotazioniper un ventaglio olfattivo che, con calma, inizia a svelarsi nelle note floreali di tiglio, in un frutto tropicale maturo in cui primeggia l’ananas, poi pesca gialla sciroppata, susina gialla, con soffi di pasticceria, nella pasta sfoglia, nella crema pasticcera, nel plum cake, quasi impercettibili le note di tabacco dolce, arachidi, pop corn, mais tostato, poi vaniglia, miele amaro, a chiudere su scorze di agrumi canditi, cedro su tutti.

Naso di estrema finezza, con un utilizzo del legno che, pur presente, si mantiene rispettoso del patrimonio varietale del vitigno. 

In bocca entra secco, caldo e di buona ma non eccessiva morbidezza, con buon equilibrio, definito da una freschezza che offre fluida salivazione e da una sapidità marina. Il leggero sbilanciamento sulle componenti dure (acidità/sapidità) mi fanno ritenere che un anno o due di vita ulteriore lo avrebbero reso perfetto.

Altro sorsoad individuare i sapori di questo Chardonnay, senza ricercare una coerenza che, non mi stancherò mai di dire, non è obbligatoria: frutta a pasta gialla molto matura, ananas, fiori gialli secchi, frutta secca e caramellata, nei soffi nocciolati e di arachide, cenni di caramella Mou, marmellate di agrumi gialli, vaniglia e curcuma, a chiudere lungo su note leggermente aniciose.

La sua non ancora completa evoluzionelo rende molto duttile in abbinamento: 

  •  antipastiinsalata di piovra e patate, carpacci di pescato affumicati, petto d’oca, insalatina di ovuli/porcini con scaglie di Parmigiano e prezzemolo, di cuori di carciofo lamellati;
  • primi piattipasta o riso con funghi o tartufi, risotto di zucca e scamorza affumicata, alla “trevigiana” con radicchio di TV tardivo IGP e salamella, paccheri con ragout di coniglio e porcini, risotto con i carciofi;
  • secondi piattipescato al forno con capperi, olive e pomodorini, oppure con le “castraure”, carni bianche scaloppate e fritte, baccalà alla “cappuccina”.

Nel bicchiere vuoto anima che conferma la misurata evoluzione: chips di mela, soffi di tabacco dolce da pipa, legno di cedro.

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2019-05-02T09:27:47+01:00

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